Intervista a Skarra Mucci

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Intervista a Skarra Mucci

Nella splendida cornice dell’Overjam Festival, il secondo giorno, abbiamo incontrato nel backstage, prima della sua esibizione, il prodigioso singer Skarra Mucci. Il cantante ha forti connessioni con il nostro paese. Vediamo cosa ci ha raccontato.

D. Calvin, Skarra come dovrei chiamarti?

R. Nessuno mi chiama con un nome diverso di Skarra. I miei figli mi chiamano, perfino mia madre mi chiama Skarra. Tutti mi chiamano Skarra. Il mio vero nome deriva da qualche schiavista irlandese per cui non mi piace tanto. Anche se suona bene non mi rappresenta per niente Io sono semplicemente Skarra dal 1978.

D. Skarra Mucci suona così italiano…

R. Ma io sono italiano! Ti racconto l’origine di questo stage name. Quando ero molto piccolo cantavo nel coro della chiesa, senza esserne parte. Tutti però mi facevano salire sul palco comunque. Era una chiesa di Avventisti del Settimo Giorno e le persone cominciavano a ingaggiarmi per le loro funzioni. Da questo momento ho iniziato a essere pagato per cantare. Avrò avuto sette o otto anni. Parallelamente ho cominciato anche a cantare nei sound system in molti party. Non so se fossi veramente bravo ma la gente impazziva. Seguivo il ritmo bene anche se non ero molto intonato. Per me poi stare fuori di casa era un paradiso perché a casa di mia nonna erano tutti molto rigidi per via della religione che proibiva di fare un sacco di cose durante il Sabato. Mi innervosiva molto quella situazione. Così una notte quando c’era una dance di Volcano con King Yellowman ho deciso di andarmene di casa. Mi sono vestito di tutto punto e sono andato. Ho anche preso il microfono quella notte e poi sono salito su un camion per Kingston. Ma non ho mai raggiunto Kingston perché sono saltato giù dal camion prima senza sapere neanche dove fossi. Da questo momento ho cominciato a esibirmi con il nome di Likkle D dato che il mio cognome è Davies. Triston Palmer un giorno però mi disse cosa avrei fatto una volta cresciuto.  Avrei continuato con Likkle D o sarei passato a Big D? Avrei dovuto scegliere un altro nome. Lui suggerì Scaramouche. Lo odiavo all’inizio e poi c’era un altro tizio con quel nome, famoso per accoltellare la gente e perciò avevo paura che si risentisse del fatto che usassi il suo stesso nome. Nel 1998 però ho incontrato un siciliano che si chiamava Nunzio e quando questo nome uscì dalla sua bocca il suono finalmente mi è veramente piaciuto. Da questo momento sono diventato Skarra Mucci, con una pronuncia italiana. E da questo mi sono reso conto di essere stato italiano in un’altra vita perché so tutto dell’Italia e tantissime parole in italiano! Mi testano tutte le volte.

Intervista a Skarra Mucci 2024 Word Sound and Power

D. Perché non vieni a stare in Italia?

R. Ci vengo così spesso avanti indietro che è come se vi vivessi e ho tanti amici in Italia. Ma penso che in meno di due anni prenderò una casa in Salento. Anzi due così in una ci vivo e l’altra l’affitto. Posso vivere in qualunque posto in Italia tranne che in qualche parte del nord Italia. Non mi è piaciuto come mi hanno trattato. In alcuni casi non mi hanno affittato un posto per dormire e nei ristoranti non vedevano l’ora che me ne andassi. Al momento vivo a Barcellona. Ma gli italiani amano la mia musica e io amo loro anche se non faccio tanti show perché nella scena i promoters non sono disposti a pagare moltissimo rispetto agli altri paesi d’Europa.

D. Ho letto però tante tue dichiarazioni sul grande gusto musicale degli italiani…

R. Ribadisco il mio grande amore per l’Italia e gli italiani. Sanno ascoltare la musica e soprattutto sono aperti a ogni tipo di influenza. Possono ascoltare la mattina Pavarotti e il pomeriggio me. E poi ancora Roy Paci per passare a Bob Marley e un po’ di Sizzla Kalonji. Nello stesso mix possono sentire di tutto ed è grandioso. In Germania per esempio è tutto molto più rigido e chi ascolta dancehall non vuole sentire roots e viceversa. Non capiscono neanche che sono due generi della stessa famiglia. E i party sono veramente belli, adatti a tutte le età trovi dai bambini agli appassionati di musica in levare.

D. Per chiudere una domanda sulla tua fede, visto che mi hai parlato del tuo passato da Avventista e ora mi sembra abbracci Rastafari. Che somiglianze trovi in queste due dottrine?

R. Rasta deriva dal Giudaismo sicuramente e queste sono regole di vita molto antiche. Io però nel tempo sono giunto alla conclusione che io sono l’artefice del mio destino, sono il dio di me stesso. Per me la vera dottrina è che ognuno deve avere la propria dottrina e non può esistere un set di regole adatto a tutti universalmente. In Giamaica senza Rastafari molte persone si sarebbero perse ma quelle regole non si adattano a tutti. Io personalmente ritengo che la vera divinità di questo pianeta sia l’acqua. Tutti ma proprio tutti ne hanno bisogno, piante e animali inclusi! Non tutti hanno gli stessi bisogni ma sicuramente le cose buone della vita dovrebbero essere disponibili per tutti. Il problema sono le limitazioni.

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