“CAN’T BLAME THE YOUTH” LA CAMPAGNA ISPIRATA DA PETER TOSH

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Tra le canzoni più rappresentative di Peter Tosh “Can’t Blame The Youth” diventa anche il titolo di una campagna di sensibilizzazione destinata ai giovani.

Partirà il 18 febbraio ed è il risultato degli sforzi della fondazione dedicata al grande artista e il museo che ripercorre una delle storie più entusiasmanti della musica reggae. Un percorso dedicato ai giovani che potranno conoscere più da vicino una figura cruciale che ispira lotta e cambiamento.

Un viaggio nel quale ci saranno guide di eccezione come Jah9 e Akayda McIntosh, nipote e responsabile dell’eredità artista e materiale di Peter. Niambe McIntosh, la figlia minore di Tosh ed esecutore della tenuta e del marchio di suo padre, ha dichiarato a The Gleaner che 20 studenti della Haile Selassie High School in Spanish Town Road saranno presenti in questo primo gruppo e che sono stati selezionati in base al loro risultati accademici.

Una scelta non casuale che ricade sulla scuola donata dall’imperatore Haile Selassie come segno di riconoscimento dell’accoglienza che la Jamaica gli riservò durante la sua visita nell’isola. D’altronde “Can’t Blame The Youth” è prima di tutto una critica al sistema escludente e accusatorio nei confronti di una istituzione che dovrebbe formare e far crescere e invece produce spesso l’effetto contrario.

Una canzone nata con i Wailers quando si registrava l’album “Burnin” e poi riproposta da solista da Peter Tosh nel suo “Equal Rights”. Un sistema scolastico coloniale e eurocentrico, che non educa e alla fine spinge i giovani a scelte dolorose e violente. Testo ancora oggi di grande attualità.