
I 99 Posse sono oramai a pieno diritto diventati un pezzo di storia della musica italiana che non sta zitta e che si ribella. Noi abbiamo potuto incontrarli prima del loro show sul Lion Stage al Rototom Sunsplash. Abbiamo avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con Marco Messina, uno dei membri fondatori della band.
D: facciamo brevemente un bilancio della vostra lunghissima carriera fino a questo momento. Quante cose sono cambiate? Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro?
R: noi siamo un gruppo che abbiamo sempre spaziato tra il reggae, l’elettronica, il rock. Ovviamente qui stasera, per un’ora di spettacolo, abbia scelto suoni più reggae, dub e ragga. Quindi la nostra musica è quella di sempre anche se attorno a noi sono cambiate tante cose e devo dire quasi tutte in peggio. Forse l’unica cosa che è cambiata in meglio e io sono molto contento che sia cambiata così rispetto a quando averamo vent’anni è che i miei amici gay e le mie amiche lesbiche ora possono girare mano nella mano, senza avere quasi mai la necessità di nascondersi. L’unica cosa bella che è successa rispetto al passato. Per il resto per me è peggiorato tutto.
D: parlavamo delle varie influenze e dei vostri vari stili. Il vostro sound adesso anche in studio verso quali lidi si sta indirizzando?
R: io credo che in questo momento, avendo dal vivo anche una batteria e una chitarra, forse siamo un po’ più rock che in passato anche se la matrice elettronica è sempre presente.
D: uno dei vostri maestri, Linton Kwesi Johnson, di recente ha detto di non avere molta più voglia di scrivere perché ha già detto molto e quindi non gli va di ripetersi. Anche voi avete già detto tantissimo negli anni. La pensate alla stessa maniera?
R: guarda noi in realtà è da un po’ che non facciamo cose nuove e all’interno del gruppo stiamo proprio discutendo di questo ultimamente. Ci sono due difficoltà principali riguardo a questo. Quando hai vent’anni componi dei pezzi e il tuo linguaggio riflette la tua età e quella della gente che ti viene a vedere ai concerti. Io insegno anche all’Accademia di Belle Arti e quindi ho un rapporto diretto con i ragazzi. Loro attualmente hanno un altro linguaggio rispetto al nostro, anche di quando avevamo vent’anni. Questa cosa a volte può scoraggiarci nel comporre qualcosa di nuovo anche se la voglia è sempre tanta, anche in maniera individuale per tutti i membri del gruppo. Credo in ogni caso che non ci si debba fermare mai.
D: state quindi lavorando a qualche cosa di nuovo in studio come un nuovo disco?
R: come ti dicevo prima ne stiamo discutendo molto. Attualmente abbiamo due anime all’interno dei 99 Posse ossia se continuare sul filone di Cattivi Guaglioni, Nero su Bianco o Comanda la Gang oppure se provare a ribaltare tutto e a rivoluzionare tutto. Il bello di avere trent’anni di carriera è comunque avere già una buona base di partenza quando si prepara un tour e questo ci permette di concentrarci su altri aspetti della band e prendercela con estrema comodità. A noi piace tanto parlare e quindi stiamo tentando di capire cosa è meglio fare. Sentiamo comunque un’urgenza di dire qualcosa di nuovo ma vogliamo farlo nel migliore dei modi. Quando è uscita Cildren ov Babilon ad esempio mai avremmo pensatoche avremmo assistito a tutto quello che stiamo vedendo adesso.
D: dei vostri suoni di riferimento ne abbiamo già in qualche modo parlato ma attualmente c’è qualche artista soprattutto reggae che vi piace particolarmente?
R: stai proprio parlando con la persona sbagliata perché io ultimamente sto ascoltando tutta roba molto vecchia anni Settanta. Però posso parlarti di due realtà napoletane molto interessanti che amo molto e sono Nu Genea e La Niña. Con La Niña abbiamo suonato di recente a Brescia alla festa di Radio Onda d’Urto davanti a una marea di gente e ci siamo molto divertiti. Mi piacciono perché hanno due modi freschi di utilizzare la vasta cultura musicale napoletana e hanno anche un bel modo di parlare di Napoli pur senza parlarne in maniera esplicita. Napoli oramai è diventata una meta turistica e c’è sempre il rischio di svendere la propria cultura per quattro soldi.
D: a proposito di Napoli. Come è cambiata la vostra città rispetto ai vostri esordi?
R: è cambiata tantissimo in tutto. Prima ad esempio il centro storico era popolato da studenti mentre ora trovano posto a Scampia. In dieci anni la città ha completamente cambiato volto.
D: con questo cambio repentino secondo te è possibile la nascita di nuovi gruppi come è successo con voi o altre band storiche come gli Almamegretta?
R: credo di no perché ogni epoca ha le sue peculiarità, proprio come noi ad esempio eravamo diversi da Pino Daniele o James Senese o Napoli Centrale per intenderci. Nu Genea e La Niña che ho menzionato prima ad esempio possono continuare su questo filone la nostra tradizione.