ZonaSun nasce nel 2003 dall’impulso di Tom Siddh, cantante, produttore e songwriter che ha trovato nella musica un potente strumento per esprimere la propria visione del mondo, nonostante la cecità. Tom Siddh ha sempre usato la musica come mezzo per connettersi con gli altri e per diffondere messaggi conscious e militanti, di resilienza, autodeterminazione, rispetto e amore.Il reggae è alla base del sound di ZonaSun, ma in esso si riflettono influenze che spaziano dal dub all’hip hop eanche suoni più elettronici. Uno stile moderno ma dal cuore roots, che sa essere al tempo stesso meditativo ecoinvolgente, intimo e potente. Ha risposto alle nostre domande proprio Tom.
D. Parlami del vostro nuovo album Roots ‘n’ Soul. Come puoi definire il suono del vostro ultimo album?
R. Beh, questo nuovo lavoro è sicuramente meno roots nel sound, rispetto ai lavori precedenti. È frutto di una ricerca sonora che mi ha portato in territori un po’ più contaminati da suoni elettronici e batterie programmate. In qualche modo mi assomiglia anche di più, rispetto alle cose uscite in passato, perché incorpora maggiormente suoni di synth e effetti dub, che da sempre mi affascinano. Comunque rimane intimamente roots, soprattutto per le liriche. Trovo che incarni bene una frase che uso spesso per riassumere il reggae di ZonaSun: sound moderno dal cuore profondamente roots.
D. Parlami del vostro nuovo approccio alla musica. Come è cambiato nell’ultimo periodo?
R. Roots ’n’ Soul è arrivato a parecchi anni di distanza da Shiny Red, il disco precedente. Questo soprattutto perché ZonaSun in quanto band stava vivendo un periodo di, diciamo così, bioritmo discendente. Per un po’ mi ero anche dedicato ad altri progetti ma poi sono tornato all’amore iniziale. Una volta pronte le pre-produzioni però, non c’era una vera e propria band da portare in studio e quindi ho continuato ad affinare le mie produzioni sia per quanto riguardava gli arrangiamenti che il sound design. L’approccio a questo lavoro è stato diverso perché i demo sono cresciuti fino a diventare i veri e propri brani dell’album e non sono passati per la reinterpretazione “live” di una band. Da un lato mi sarebbe piaciuto ma dall’altro è stata anche una bella sfida perché ho dovuto curare ogni dettaglio e questo mi ha permesso di crescere sia artisticamente che come produttore.
D. Come descriveresti la vostra evoluzione artistica?
R. In passato guardavo molto di più a quel che era il trend nella scena reggae internazionale e cercavo di seguirlo, non dico di copiarlo, ma in qualche modo se mi piaceva parecchio un certo sound, poi mi trovavo a produrre cose un po’ in quella direzione. Oggi mi accorgo di essere più libero da ciò che ascolto. Ho trovato una mia direzione personale. È comunque una storia dinamica e sempre in evoluzione e ovviamente contiene anche elementi di tutta la musica che ascolto e che mi ispira, ma digeriti e rielaborati per inserirsi in un mio discorso artistico che va avanti ormai da più di 20 anni.
D. Com’è lavorare nel vostro home studio Wise Monkey Lab? Qual è il vostro setting?
R. Sai, io sono ipovedente dalla nascita e oggi quasi completamente cieco. Ho sempre dovuto trovare un po’ il mio modo di fare le cose ma negli ultimi anni il peggioramento della vista mi ha proprio costretto a cercare degli aiuti per poter continuare a produrre musica. Un primo e fondamentale aiuto mi arriva da Jacques Shamano, il bassista della band, con cui lavoro a stretto contatto e poi utilizzo un controller (Komplete S61) che, grazie alla sintesi vocale, mi permette di navigare nelle mie librerie di suoni, di caricare i plugin e gli effetti e di intervenire sui vari parametri per ottenere il sound che cerco. Anche la DAW che utilizzo (Logic Pro) è gestibile tramite la sintesi vocale. Il tutto è diventato un po’ più macchinoso rispetto ad ora che computer e tastiera non smettono di parlare ma sono molto soddisfatto di questa soluzione. Poi beh, ho alcuni microfoni, preampli e synth analogici.
D. Com’è stato lavorare con PrinceVibe?
R. Sicuramente Princevibe ha portato le mie cose ad un livello superiore e le ha fatte suonare più professionali e ben confezionate. Poi mi piace molto quel che ha fatto con gli echi e i riverberi su tutti i brani, dandogli quel sentore dub che adoro e, in particolare, nelle due dub version presenti nell’album. Collaborare con Ciro mi è stato molto utile anche per capire un po’ dove posizionarmi, nel senso che ho potuto paragonare le mie produzioni prima e dopo il suo intervento e capire dove ero soddisfatto del mio livello iniziale e dove invece c’era ancora da studiare, lavorare e imparare.
D. I prossimi progetti a cui state lavorando?
R. Ad oggi ZonaSun è di nuovo una band a tutti gli effetti. Sono molto contento di questo e dell’energia positiva e creativa che si sprigiona quando suoniamo. Ora stiamo cercando di portare in giro il più possibile il nuovo album e le nostre good vibes con concerti live, anche se devo ammettere che stiamo vivendo un periodo in cui trovare gigs è piuttosto dura, soprattutto per band di fascia media come noi.
Comunque, parallelamente all’attività dal vivo, abbiamo già in cantiere un prossimo singolo che tornerà ad avere una batteria suonata e in cui ci sarà il featuring dell’artista giamaicano Joseph Cotton e che dovrebbe uscire entro la fine del 2025.