Intervista a Chant Vibration

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D. Cominciamo parlando del vostro primo album Keep Believing. Perché questo titolo?

R. Il titolo si oppone al turbolento scenario storico e sociale che stiamo vivendo che aliena l’essere umano con ingiustizie, guerre e condizioni sociali inique. Intendiamo questo titolo come un faro la cui luce rappresenta una speranza che non va mai persa, ma al contrario deve essere sempre tutelata.

D. Come lo descrivereste l’album?

R. È il nostro primo tentativo di comunicare al mondo il nostro messaggio con la nostra voce, che speriamo raggiunga più persone possibili. È un album positivo, energico e riflessivo, che racchiude il nostro modo di esprimerci musicalmente per contrastare Babylon in tutte le sue forme.

D. E la vostra musica in generale?

R. La bellezza della musica in qualsiasi forma risiede nella varietà e nella diversità in ogni sua sfaccettatura. La nostra particolarità è quella di lasciar fluire le vibe dettate dalle influenze collettive e individuali, che abbiamo acquisito suonando insieme nel corso degli anni. Formiamo il nostro sound prendendo ispirazione dalle vibes del roots tradizionale e dalle produzioni dub e new roots, fondendo il tutto con influenze blues e rock.

D. Come è nata la vostra collaborazione con One Love Records?

R. Una fortunata casualità, ma nulla accade realmente per caso…. Jah Knows.

D. Quando e come avete cominciato a fare musica, appassionandovi alla reggae music?

R. Essendo una band numerosa ogni membro ha un background e un approccio musicale diverso. Chant Vibration nasce nella piccola realtà tiburtina dove alcuni di noi hanno iniziato a muovere i primi passi nel reggae. L’ispirazione principale viene da Samay che ha guidato i membri nello studio di questo genere musicale, che negli anni è diventata la passione unificante tra i musicisti che fanno parte di questo progetto.

D. Chi vi piace ascoltare maggiormente?

R. Farsi ispirare da altri artisti è importante: per riuscire a produrre composizioni originali è però fondamentale non fossilizzarsi nell’ascolto di singoli artisti, ricercando continuamente stimoli diversi.
Tra gli artisti che più ci ispirano troviamo Midnite, Wailers, Kabaka Pyramid e Groundation.

D. Proporre musica conscious e roots è una scelta controcorrente di questi tempi. È un percorso difficile?

R. Sicuramente il percorso non è semplice, a volte bisogna avere il coraggio di affrontare ciò che può sembrare difficile o irraggiungibile e l’unico modo per poterlo fare è sicuramente porsi un obbiettivo, inseguirlo e cercare di non demordere di fronte le avversità. Proporre musica conscious e Roots è sì una sfida ardua nel mondo dell’industria musicale, ma non così grande se confrontata alla grandezza delle emozioni che suscita in coloro che la producono e nei cuori degli ascoltatori. Diciamo che dare spunti di riflessione su tanti argomenti attraverso una forma artistica è un privilegio che ogni artista dovrebbe prendere in considerazione, senza pensare esclusivamente ai fini commerciali.
In fin dei conti però non siamo noi a stabilire se qualcosa può essere facile o difficile, soprattutto in questo caso. Crediamo che ogni forma artistica abbia il suo grado di complessità e difficoltà. Ad ogni modo le sfide devono essere affrontate sempre con la giusta consapevolezza e più sono difficili, più è alto il sentimento di gratitudine.
Hotter is the battle, sweeter is Jah victory!

D. State già lavorando a qualcosa di nuovo in studio?

R. Al momento vogliamo goderci il lavoro realizzato con Keep Believing.
Ancora non abbiamo iniziato concretamente un altro progetto ma abbiamo intenzione di continuare a registrare e a lavorare alle pubblicazioni per il prossimo anno.

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