Intervista a Isat Buchanan avvocato di Vybz Kartel

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Isat Buchanan

Nel fervente crocevia tra giustizia e melodie, Isat Buchanan emerge come una figura di spicco, avvocato rinomato, con tanti clienti celebri tra cui Vybz Kartel, e artista Reggae. Nato il 12 dicembre 1978 a Saint Andrew, Giamaica, Isat, il cui nome significa “Il Grande”, incarna una brillantezza ed una resilienza che trascendono le sue duali carriere, unendo la sua carriera a una ricca eredità musicale tramandatagli dal padre, Manley Augustus Buchanan aka Big Youth, icona del reggae. All’indomani della notizia della vittoria in appello di Vybz Kartel nel suo caso di omicidio lo abbiamo raggiunto e abbiamo parlato sia della sua carriera di avvocato che di quella di musicista.

D. Sei il figlio di un’icona del reggae come Big Youth ma come hai cominciato il tuo percorso personale nel business musicale?

R. Ero in un gruppo rap assieme ai miei fratelli e sorelle che si chiamava Thug High. Come figlio di un musicista la musica è sempre stata di casa naturalmente, fin dalla più tenera età. Questo gruppo mescolava rap con influenze reggae e perciò facevamo una sorta di dancehall-rap. È molto difficile però essere in un gruppo, anche se si tratta dei tuoi fratelli. Rispetto molto chi riesce a farlo. Mi sono preso una pausa e poi ho ripreso a fare musica attorno al 2008. Questa volta volevo fare reggae autentico e la prima canzone che ho composto assieme a mio fratello Zambo in questo nuovo corso è stata Dance the Night Away. L’industria della musica però è sempre più un’industria molto difficile da padroneggiare. Il talento è solamente uno degli aspetti necessari ma servono anche umiltà, pazienza e fede in chi ti sta attorno altrimenti l’industria rischia di mangiarti vivo. Mentre facevo musica però ho sviluppato anche la passione per la giurisprudenza e quindi mi sono ritrovato a studiare legge mentre facevo musica, magari con l’aiuto di mio padre con cui ho fatto due o tre canzoni nel frattempo. Ora mi ritrovo coinvolto nella difesa di Vybz Kartel nel suo processo di appello quindi il tempo per la musica è sempre ristretto, nonostante il fatto che in Giamaica abbiano tentato di tagliarmi fuori dall’appello, senza successo però. Attualmente ho un nuovo singolo fuori che si chiama All In Life, proprio in risposta al putiferio accaduto poco prima dell’appello. Il singolo e il video sono fuori, pubblicati proprio da Kartel. Sono molto soddisfatto.

D. E forse anche Kartel presto sarà fuori!

R. Sei forse la prima persona a cui lo dico ora ma sì, sono molto fiducioso in questo esito. Negli ultimi quattordici anni sono in pochi a conoscere esattamente i fatti. A lui e alle altre quattro persone coinvolte sono stati tolti alcuni diritti costituzionali fondamentali. Sono reduce da alcune udienze e sono ancora scioccato dalla parodia di giustizia in molti aspetti di questo caso. Vorrei ripristinare anche un senso di umanità nel contesto giamaicano. Proprio questo sono certo della sua scarcerazione e quando intervisterai Kartel gli dovrai ricordare personalmente che se non mi porta con sé nel suo tour lo citerò in giudizio! (ride).

D. E’ vero che prima di studiare legge hai pensato di diventare anche un medico e più nello specifico un ginecologo?

R. E’ vero! (ride): Diciamo che questa ipotetica scelta era dovuta alla mia grande passione per l’universo femminile! È stato un pensiero giovanile, un po’ come quando si sogna di fare gli astronauti da bambini. Ma in ogni caso dico sempre a tutti di seguire sempre i propri sogni!

D. Come riesci a conciliare soprattutto in termini di tempo la tua carriera di legale con quella di artista?

R. Sono felice di parlare di questo aspetto. Per quanto mi riguarda non c’è alcun tipo di conflitto evidente, soprattutto in termini di tematiche visto che non ho intenzione di fare alcuna slack music. La mia è una musica pulita e motivazionale. Non c’è conflitto tra la mia professione e la mia musica. È una sorta di terapia per me scrivere canzoni. Quando ho scritto l’ultimo singolo avevo molto tempo perché sono stato sospeso dalla professione per due anni ma poi la decisione è stata giustamente ribaltata. Si tratta sempre di trovare un equilibrio. Superman ad esempio ci riusciva molto bene, lavorando sia come Clark Kent al Daily Planet per poi diventare Superman! (ride)

D. Andiamo ora un po’ nello specifico nel caso di Kartel. Puoi riassumerci a grosse linee che cosa è successo e che cosa sta succedendo ora?

R. Mi trovo ora a Londra per via dell’appello, dato che la corte finale d’appello giamaicana si trova nel Regno Unito, visto che siamo parte del Commonwealth. I Lords dovranno decidere quindi se Adidja Palmer potrà essere libero oppure no. Il giorno dell’appello è stato il 14 febbraio, lo stesso giorno dell’uscita del film One Love nelle sale, nel mese internazionale del reggae e della black history. È un segno di svolta sicuramente per me. Io e il team di 16 legali stiamo lavorando duro per dimostrare l’innocenza di Kartel e delle altre quattro persone coinvolte nell’accusa di omicidio. Per noi ci sono state tantissime violazioni in questo processo e perfino un giurato che si trova ora agli arresti per avere corrotto gli altri giurati ma che non ha mai avuto alcuna relazione con Kartel. Nonostante tutte queste irregolarità nel processo queste persone continuano a restare ingiustamente in prigione. Ma sono sicuro che in questo caso giustizia sarà fatta. In ogni momento potrebbe essere rilasciato a questo punto e se verrà pronunciata questa sentenza e non verrà liberato il giorno stesso lo Stato dovrà riconoscergli 4 milioni di dollari di danni. Ritengo che potremo vedere questo verificarsi non oltre la prima metà di aprile.

D. E se dovessero negare anche questo appello quali ulteriori passi potranno essere fatti?

R. Ti dico questo registrato su nastro: non lo negheranno! Per questo rimango a Londra ancora qualche giorno perché sono sicuro che riceverò presto una bella notizia.

D. Perché secondo te il governo giamaicano ha permesso tutto questo?

R. Non è colpa del governo, secondo me. Il problema risiede piuttosto nella separazione dei poteri. Sono state accettate in questo processo delle prove non corrette. Per fare questo si sono dovuti girare dall’altra parte. Tutto questo ha portato a un verdetto ingiusto. Ora sappiamo perfettamente come difenderci e difendere i nostri diritti costituzionali, dopo quattordici anni che questo è stato ignorato.

D. Dal punto di vista musicale stai lavorando a qualcosa di nuovo?

R. Sto lavorando a materiale nuovo. Ho alcune collaborazioni con nuovi artisti, con Kartel, con mio fratello e poi piacerebbe spaziare un po’ anche nell’afro beat con canzoni sullo stile di Burna Boy e Davido. Vorrei realizzare questo tipo di fusioni.

D. Quali successi ti danno più soddisfazione quelli legali o quelli legati alla musica? E quali rendono più orgoglioso Big Youth?

R. Mio padre sicuramente è molto più orgoglioso di vedermi come avvocato. Ma è facile a dirsi dato che in una famiglia di talenti come i Jackson mio fratello è sicuramente Michael mentre io sono più Tito (ride). Mio padre è quindi contento che ho trovato il mio spazio nella Giurisprudenza. Io però amo la musica e quindi continuerò a farla.

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