Ras Julio si occupa da più di due decenni di attività Rastafari a livello nazionale ed internazionale. É coordinatore della House of Rastafari che dal 2003 è il cuore pulsante della cultura Rastafari all’ interno del Rototom Sunsplash Reggae festival. Responsabile di progetti culturali come conferenze internazionali, interviste, video, documentari, scrive articoli su diversi piattaforme Reggae-Rasta ed è parte di Word Sound Power Collective, organizzazione no profit che aiuta gli anziani Rastafari in difficoltà. All’indomani dell’uscita del film dedicato a Bob Marley One Love, lo abbiamo intervistato.
D. Anche se ci conosciamo da anni e tutti nella community sanno chi sei, presentati per i nostri lettori Julio…
R. Rastafari Greetings e blessed love alla family di Reggae.it.Sono un humble Rastaman che si occupa di attività culturali e spirituali Rastafari a livello nazionale ed internazionale. La via di vita Rastafari mi è venuta a “cercare” quando ero un bambino alle scuole medie. Crescendo poi, dai diciotto anni in poi ho iniziato ad essere attivo su diversi fronti, dalla musica all’arte, dalla cultura al supporto umanitario nonché ricoprire diversi ruoli all’ all’interno della comunità Rastafari nazionale. Ho lavorato nel sociale con dei progetti sia in Italia che in Etiopia. L’obiettivo è sempre quello di condividere l’amore di Rastafari con il mondo. Negli anni i progetti aumentano e non diminuiscono… è arrivato Iyahbingi, la serie di podcast Rastafari che ha appena festeggiato i suoi nove anni di attività ( https://www.mixcloud.com/IYAHBINGI-NEW/) Sono il direttore della House Of Rastafari lo spazio culturale Rasta all’ interno del Rototom Sunsplash che dal 2003 si occupa di offrire al pubblico una programmazione culturale Rastafari. Poi il canale Youtube…il blog…le interviste, gli articoli e i libri, le conferenze in giro per l’Europa.. insomma, sicuramente non ci annoiamo.
D. Quali sono le tue attività principali, all’infuori della spiritualità?
R. Prima di tutto cerco di essere un padre presente, che è un’attività da svolgere a tempo pieno. Poi mi dedico molto alla mia professione, ovvero lo shop/brand Livity Creations Rasta Wear che da ormai diciotto anni si occupa di promuovere la cultura Rastafari attraverso l’abbigliamento. Lo shop è ciò che rende possibile tante attività culturali finanziando progetti e facendo manifestare tante cose che altrimenti nessuno supporterebbe economicamente. Non solo, Livity Creations è molto attiva anche a livello umanitario con attività di beneficenza. E qui veniamo ad un altro aspetto del mio lavoro che è aiutare chi è in difficoltà. Sono parte infatti del consiglio esecutivo di Word Sound Power Collective, un’organizzazione No Profit registrata in USA che dal 2006 si occupa di aiutare gli anziani Rastafari in difficoltà attraverso supporto economico diretto. (www.wordsoundpowercollective.org) . Mi occupo poi di visual arts e illustrazione e dedico tanto tempo a parlare con persone, Rasta e non Rasta.
D. Parlami del tuo libro Zion Train…
R. È un viaggio Rastafari attraverso spiritualità e vita quotidiana. Un libro che spiega come applicare alcuni principi della Livity (via di vita) Rastafari alla nostra vita di tutti i giorni. 285 pagine scritte a cuore aperto e da leggere a cuore aperto. Spesso la causa deli nostri problemi è la separazione che avvertiamo tra la nostra dimensione mondana e quella spirituale. Questo ci provoca disagio ed insoddisfazione. Ecco che arriva questo testo. Un’avventura nel modo di vivere Rastafari per scoprire come la spiritualità possa aiutare le nostre vite quotidiane. Essa è come un treno che ci porta a vedere la vera essenza del mondo, aiutandoci a congiungere la nostra vita di tutti giorni con la nostra dimensione spirituale. La conseguenza sarà realizzare le potenzialità delle nostre esistenze. Un libro non soltanto per chi è Rastafari ma per tutti coloro che avvertono che si può vivere meglio e che è il momento di fare qualcosa per far diventare la propria ispirazione in realtà. Riflessioni, saggezza antica, aneddoti e consigli pratici per chi desidera onorare il proprio diritto di nascita, la felicità.
D. E del progetto per cui sei stato coinvolto per Radio Rai…
R. Un’altra cosa molto bella nella quale mi sono inaspettatamente ritrovato. Un podcast chiamato Almeno Credo a cura di Errico Buonanno e interpretato da Carlo De Ruggieri che è uscito su Rai Play e dopo 4 giorni era il contenuto più ascoltato della piattaforma Rai nazionale. Ci siamo incontrati a Roma in un localino di San Lorenzo un pomeriggio di dicembre e abbiamo registrato tutto d’ un fiato un episodio che poi è uscito con il titolo “La Giamaica è vicina”. È la storia di Carlo, il protagonista, che in un momento difficile della sua vita viene a bussare alla mia porta per capire se la spiritualità Rastafari potesse aiutarlo. Sebbene la vicenda sia inventata, le cose di cui parliamo sono assolutamente vere, sono principi della fede e Livity Rastafari che possono essere di beneficio a tutti. Quindi abbiamo utilizzato la narrazione come un pretesto per parlare dei cardini della nostra fede, delle abitudini di vita e soprattutto di come poter affrontare le difficoltà. Il risultato è molto positivo, arricchente ed estremamente umano…a volte devi trovare dei canali nuovi per veicolare il messaggio.
D. Parliamo adesso di One Love, perché ti hanno contattato? Che lavoro hai svolto per il film?
R. Per la versione italiana del film, la produzione era alla ricerca di una persona Rastafari esperta che potesse collaborare affinché il prodotto finale fosse rispettoso della cultura Rasta e autentico nella sua espressione. Così un silenzioso pomeriggio di qualche mese mi ha scritto la Pumaisdue, compagnia di doppiaggio partner italiana della Paramout Pictures proponendomi di partecipare alla produzione della versione italiana del film nel ruolo di consulente Rastafari. Il mio compito sarebbe stato occuparmi della traduzione, della revisione dei dialoghi, poi doppiaggio e assistenza al mix. In una produzione firmata Paramount, con la direzione al doppiaggio di Fiamma Izzo (Pumaisdue) e la supervisione di Rosetta Fortezza, il mio lavoro è stato quello di adoperarmi al fine di garantire l’autenticità dell’identità Rastafari del film durante il passaggio dalla lingua originale (inglese e giamaicano) all’ italiano. Dopo aver revisionato e corretto i copioni, mi sono praticamente trasferito a Roma per circa un mese e mezzo e ho quindi seguito personalmente tutte le fasi del doppiaggio in sala. Questa è stata la parte più bella ed entusiasmante. Ho lavorato alla formazione degli attori/doppiatori condividendo con loro non solo lo scenario storico e sociale che fa da sfondo al film ma anche la psicologia e lo spirito visionario di Marley, il tutto decorato dall’ approccio spirituale alla vita, la mentalità e dimensione mistica Rasta che sono la spina dorsale della narrazione. Dovevamo cercare di rendere in italiano non soltanto i dialoghi ma soprattutto lo stato d’ animo e l’attitudine alla vita dei personaggi Rastafari, giamaicani del film. Sappiamo bene che attraverso il linguaggio noi esseri umani veicoliamo energia, emozioni, stati d’ animo e dimensione psicologica, quindi non potevamo permetterci di avere un Bob Marley che parlasse come un qualsiasi personaggio di un film in italiano. Avevamo bisogno di qualcosa di particolare, di speciale ed ecco che, con la direzione del doppiaggio e con i doppiatori stessi, è iniziato il nostro percorso di formazione. Abbiamo parlato a fondo, lavorato duramente ma anche mangiato e riso insieme, ho cercato di trasportare tutti nel mondo Rastafari in cui Ian’I vive così da poter costruire insieme la nostra visione di come sarebbe dovuto uscire questo film. A volte facevamo degli esercizi di visualizzazione e meditazione lì davanti al microfono per entrare nello stato mentale Rastafari, si è creato un rapporto molto bello ed è stato come se tutto il team fosse entrato nella nostra cultura. Parte della formazione fatta in sala con i doppiatori è stata anche lavorare sulla pronuncia, intonazione dei termini originali e calarsi nel modo di vivere Rastafari, partendo dalle abitudini, ai modi di vivere e alla visione del mondo passando per i dettami della Livity (via di vita Rastafari). La cosa bellissima è stata che sia da parte della Pumaisdue che dagli uffici centrali della Paramount di Hollywood, ho ricevuto un fenomenale supporto e un’ammirevole libertà di azione. Questo è stato un segno strabiliante di amore, umiltà e rispetto da parte delle compagnie cinematografiche coinvolte nel progetto.
D. Cosa ne pensi personalmente del film? Ti è piaciuto? In cosa poteva essere migliore secondo te?
R. Questo film porta con se qualcosa di rivoluzionario, ancora non ce ne rendiamo conto, pensiamo che sia soltanto un altro biopic, ma se guardiamo la faccenda con Overstanding (l’approccio mentale di Rastafari nel guardare le cose dall’alto e osservare il senso nascosto di un accadimento), capiamo che in realtà è un qualcosa di estremamente più profondo. Ci sono centinaia di migliaia di persone ora nel mondo che sono esposte alla storia di Bob e alla via di vita Rastafari in maniera diretta, questo sicuramente le ispirerà, le porterà a rivalutare le loro vite, il loro impegno civile ed esistenziale. In altre parole questo film è una scintilla che poi farà infiammare i cuori di tantissime persone. Al momento sto portando in giro per l’Italia una serie di presentazioni nei cinema e ti assicuro che il pubblico è assolutamente variegato, le poltrone sono occupate da giovani, anziani, genitori con i figli, tutto ciò è senza precedenti e avrà un effetto sulla generazione che sta crescendo. È per questo che ho accettato di parteciparvi, solo ed unicamente perché era in ballo l’ispirazione di una moltitudine di persone. Non potevamo rischiare di avere un prodotto non all’altezza. Inoltre, segno distintivo di questo lavoro è stata la decisione di non voler tradurre in italiano parole, espressioni ed idiomi tipici della cultura e fede Rastafari, al fine ovviamente di voler preservare la genuinità e veridicità della pellicola. Questo fa del film Bob Marley: One Love il primo esempio di opera cinematografica in Italia ed in italiano che conservi lessico e terminologia tradizionale Rastafari. E questo non è una cosa da poco. In altri paesi del mondo Rastafari è già entrato nell’immaginario comune delle persone, penso alla Gran Bretagna, alcuni luoghi degli USA, anche l’Africa… ma per l’Italia è la prima volta. Non era ancora stato fatto questo passo decisivo, ma ora è tutto diverso. Ovunque vada le persone mi parlano di questo film, senza nemmeno sapere che ci abbia lavorato, al supermercato, a scuola dei figli, a volte semplicemente camminando per strada…tutti parlano di Bob e dei Rasta, i giornali mi chiamano perché vogliono sapere di più riguardo ai Rastafari in Italia. E questo è un raggiungimento storico per Rastafari nel territorio italiano. Anche a livello cinematografico il film è davvero notevole, ha dei colori e una fotografia assolutamente accattivante, mi piace moltissimo. Gli attori sono fantastici e la produzione ha fatto un ottimo lavoro, hanno assunto circa quattromila giamaicani portando così lavoro sull’ isola. Ma non solo, hanno anche lavorato sotto diretta supervisione di Neville Garrick, una leggenda che ha svolto il ruolo di consulente storico degli eventi. Neville era il direttore artistico di Bob nonché suo fratello strettissimo. Quindi nulla è stato lasciato al caso. Cosa si poteva fare di diverso? Il film sarebbe dovuto durare otto ore almeno (ride)!!!
D. Cosa ha rappresentato per te Bob Marley? Anche tu sei giunto al reggae e a Rastafari grazie a lui?
R. Parlare di chi sia Bob per me non è semplice, sicuramente qualsiasi definizioni scelga risulterà incompleta. In maniera mistica e inaspettata, nella mia storia è arrivato prima Rastafari e poi Marley. Bob però ha spezzato il velo e aperto la strada stravolgendomi la vita. Mi piace definirlo una figura di fratello maggiore per me. Quando ho abbracciato Rastafari era tutto molto diverso da ora. Non c’era internet, niente libri in italiano e soprattutto non avevo nessun Rasta intorno. La mia è stata una chiamata innata, una spinta dal di dentro, una rivelazione diretta tra il King of Kings e la mia anima, senza intermediari, non c’ erano altri fratelli né sorelle. Eppure il richiamo era fortissimo. Le uniche due cose che sapevo al tempo riguardo alla fede Rastafari era che Bob Marley fosse un Rasta e che i Rasta leggevano la Bibbia. Ecco, questi sono stati i miei due pilastri durante i primi anni in Rastafari. Niente di più. La Bibbia e i testi di Marley. Questa è stata la mia formazione iniziale. Ecco che, se Haile Selassie è mio Padre, Bob mi ha fatto da fratello maggiore.
D. E’ venuta prima la musica o Rastafari per te?
R. È arrivato prima Rastafari. All’ età di undici anni circa ho incontrato la persona di Haile Selassie e solo dopo circa un anno ho scoperto il Reggae. Da quel momento però la musica ha fatto moltissimo. La Reggae Rasta music mi ha insegnato, al tempo, ciò che nessun libro poteva offrirmi. Ero un ragazzino ribelle e il Reggae stata la mia scuola parallela, la mia fonte di calore familiare nel quale tutto faceva senso. Ovviamente ero molto giovane e nell’ adolescenza mi sono appassionato anche ad altri generi come l’Hip Hop, poi il Blues, la musica acustica, ma la base Reggae restava sempre solida. Dai circa sedici anni in poi il Reggae ha decisamente preso il sopravvento ed è diventata la strada principale, a diciassette anni sono andato in Jamaica e sono tornato con i primi 7 pollici. Atterrato in Italia ho avviato il progetto Bassline Sound diventando selector e mc…facevamo serate costantemente, stricly Roots Rasta quando tutt’ intorno stava scoppiando la febbre del Dancehall Bashment e Ian’I restava fermo come una roccia mentre tanti invece cambiavano. Senza giudizio né pregiudizio perché amiamo tutti…ma Reggae music is the King’s music, you know…
D. Cosa credi porterà questo film al mondo intero?
R. Principalmente ispirazione, ma anche coerenza. In questo film assistiamo non solo alla storia di un cantante ma di un rivoluzionario che porta avanti un messaggio a rischio della sua stessa vita. Non è forse questa una perseveranza di ferro? In un mondo così confuso ed insicuro, un esempio del genere è un qualcosa di un valore incalcolabile. Tra generazioni in cui prendere posizione sembra sia diventata un’ attività scomoda e facoltativa, la figura di Tuff Gong è come un tuono che squarcia la notte. Le idee cambiano il mondo, ma senza costanza non possono essere applicate. La corerenza richiede dedizione, questa necessita di motivazione, che a sua volta si basa sull’ ispirazione. Ecco che tutto torna. A volte la coaa migliore che possiamo offrire al prossimo è l’ispirazione. La vita farà il resto. Ecco perché Ian’I Rastafari ha un ruolo così importante nel mondo attuale, perché portiamo una fiamma in grado di ispirare le moltitudini. Vado in giro per i festival conducendo attività culturali Rastafari, parlo a persone che hanno chiuso la porta alla Chiesa e a qualsiasi tipo di approccio religioso, eppure sono tutti lì ad ascoltare in silenzio. Se ci fosse un prete o un altro funzionario religioso al posto mio forse sarebbero già scappate, invece trovano in Rastafari qualcosa che magicamente risuona con la loro anima. Perché non siamo una religione ma parliamo di vita ispirata. L’ ispirazione è la chiave di tutto.
D. E’ un bene o un male che Marley e la sua musica vengano diffusi così universalmente o pensi che il messaggio rischi di essere annacquato?
R. La musica di Marley è del popolo e per il popolo. Parla all’umanità, non può essere distorta perché ha un potere curativo che non è verbale, non è razionale, è un qualcosa di spirituale, intimo e universale allo stesso tempo. Il messaggio non può essere annacquato a causa di questo film, anzi tutto l’opposto, può soltanto diventare più solido. Guardala così: viviamo in un mondo in cui il mainstream è spesso equivoco, confuso. Le antiche profezie dicevano che nell’ epoca messianica il bene e la conoscenza divina sarebbero diventati mainstream. È una trasformazione, e la nostra generazione ne è testimone.
D. Prossimi progetti?
R. Per qualche settimana ancora sarò in giro a presentare il film nei cinema ma guardiamo già all’ estate, stiamo organizzando l’edizione 2024 della House Of Rastafari al Rototom così come gli altri festival. L’ obiettivo è quello di portare ospiti importanti anche nel territorio europeo che possano contribuire alla crescita di Rastafari. Allo stesso tempo dobbiamo rafforzare sempre di più le attività umanitarie affinchè gli anziani Rasta possano soffrire sempre meno. In cantiere ci sono tante cose, altri libri, pubblicazioni, documentari.. the work never stop… Per saperne di più:
https://www.instagram.com/rasjulio.livity/
https://www.youtube.com/@rasjulio.rastafari