Intervista a Train To Roots

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Nati in Sardegna nel 2004, i Train To Roots sono ormai da tempo una delle band più rinomate della scena reggae italiana e hanno conquistato il pubblico di centinaia di concerti in tutta Europa. Caratterizzati da una maturazione costante e da live esplosivi, nella loro discografia hanno mantenuto un mix particolare di stili e lingue, in cui trovano spazio le varie sfumature della musica giamaicana e della black music con testi impegnati e divertenti in italiano, sardo e inglese. Ha risposto alle nostre domande Jambo, il bassista della band.

D. Cominciamo parlando del vostro settimo album Ancora Qui… Un ritorno alle origini?

R. Assolutamente…partendo dai contenuti dei testi e l’utilizzo di suoni vintage, abbiamo affrontato questo lavoro con naturalezza e autenticità come si fa quando si ha 20 anni, senza dover seguire canoni di stile o di moda del momento.

D. La band ha visto anche un cambio di formazione?

R. Direi proprio di sì… se partiamo da 20 anni fa c’era solo un cantante (Paolino), poi si è aggiunto Bujumannu e dopo qualche anno Roots Man I e si sono alternati 3 batteristi. Dopo di ché sono andati via Paolino e Roots Man I e si è aggiunto un quarto (quello attuale) batterista, Pol. Contemporaneamente è uscito Simone (Dr. Bass) e Jambo dopo 20 anni da chitarrista passa al basso… Insomma un po’ di movimento c’è stato.

D. Perché questa esigenza nel corso degli anni?

R. Più che un’esigenza della band è stata un’esigenza personale dei musicisti… Il treno sta sui binari e le stazioni servono per salire e scendere dal treno.

D. In questo disco avete collaborato con Gaudi. Come è stata questa esperienza?

R. Bellissima, abbiamo condiviso una settimana nella residenza studio Roble Factory ad Alghero, mattina e sera a lavorare insieme, non solo per il nostro album, ma anche per il suo che uscirà a breve… Gaudi è un vulcano di idee e un’istituzione del dub inglese e italiano.

D. Avete utilizzato sia il sardo che l’italiano per i testi. In che modo scegliete di comporre una canzone in una lingua piuttosto che nell’altra?

R. Solitamente in base a quello che vogliamo dire ci esprimiamo in sardo o in italiano, ma non c’è una regola… Si parte sempre da un messaggio e una melodia, automaticamente l’istinto ti porta ad utilizzare il sardo o l’italiano, sicuramente per noi è più facile scrivere in sardo perché è la lingua che viviamo. Sono comunque del parere che una canzone arriva alle persone a prescindere dalla lingua utilizzata, è questione di vibrazioni.

D. Come è cambiato il vostro stile in questi vent’anni di carriera?

R. È cambiato in base a quello che si ascoltava, alla scoperta di nuovi suoni, per alcuni periodi anche in base al mercato. Altre volte siamo stati più sensibili ad alcuni argomenti, poi c’è stata una fase in cui ci piaceva suonare forte e a velocità più sostenute con suoni più o meno aggressivi, c’è stato anche un periodo più orientato verso suoni acustici e introspettivi. Ma soprattutto è cambiato con la consapevolezza.

D. E stando sempre sul palco la massive l’avete vista cambiare?

R. Indubbiamente la massive è cambiata e si è rinnovata, nonostante il nostro genere non sia più così in voga come qualche anno fa, ma fortunatamente la risposta sotto il palco è sempre uguale.

D. Vi piacerebbe sperimentare ancora in qualche altra sfaccettatura del reggae?

R. È quello che stiamo facendo e continueremo a fare, ci definiamo dei cantautori e mettiamo la musica al servizio delle parole e del messaggio che vogliamo dare e poi la curiosità e la sperimentazione senza limiti sono alla base del nostro lavoro.

D. Avete già progetti nuovi in pentola?

R. Certo, quest’anno festeggiamo 20 anni di attività ed è tutto concentrato sulla produzione di nuovo materiale da portare live, che è quello che ci piace fare principalmente. Stiamo lavorando ad un evento che coinvolgerà tante persone… non posso dirti altro.

D. Con chi vi piacerebbe cominciare un progetto?

R. A gusto personale direi subito Steel Pulse, Misty In Roots, Stephen Marley ma non ti nego che avrei voluto conoscere il Grande Lucio Dalla per ascoltare suoi consigli sulla musica, le parole e la vita.

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