Hekima e il suo viaggio nella Reggae Music: dagli esordi al suo quarto album
Marco Grieco in arte Hekima. Hekima come saggezza, saggezza pugliese per esattezza.
Polistrumentista, compositore, e produttore reggae di Bari. Nel suo percorso artistico ha importanti collaborazioni, basti pensare a Michael Palmer, Nando Popu, Ranking Joe, giusto per citare alcuni nomi. I suoi brani parlano di spiritualità, crisi generazionale e amore per la propria terra. Il sound è spensierato e seducente, il risultato è quello di un’atmosfera familiare o un locus amoenus in cui evadere verso una conquista infinita di libertà. Hekima sta lavorando sul suo quarto album Reggae, con uscita prevista nell’estate 2024.
Gli abbiamo posto alcune domande sulla sua storia e per qualche anticipazione sul suo nuovo album.
D. Da Marco Grieco a Hekima: com’è cominciata la tua avventura musicale con la reggae music? Ti sei lanciato con un album postcard “Puglia Souvenir” in cui parli della tua identità e delle tue radici. Ce ne puoi parlare?
R. L’avventura con il reggae è iniziata grazie a mio padre. In particolare all’età di 8 anni mi ha fatto ascoltare una cassetta di Bob Marley che mi ha aperto un mondo, il mondo della musica. Ho iniziato sin da piccolo ad ascoltare musica di ogni genere, dai Queen al cantautorato italiano, dal cantautorato al Rap. Puglia Souvenir è un EP del 2013 e non si tratta di reggae puro. Ha funzionato in quel momento, ma mi sono discostato da quel genere, più pop rispetto a quello che sto facendo adesso.
D. Hekima sei un polistrumentista: chitarrista, batterista, bassista e voce. Gli arrangiamenti e mixer sono tuoi. Come componi la tua musica? C’è qualcuno a cui ti sei ispirato e a cui ti ispiri?
R. Quando compongo non seguo regole. Una mia canzone può nascere da un ritornello o da una serie di parole che ho in testa. Metto su un’idea musicale e poi ci costruisco il testo. Di solito sono ispirato dalle situazioni della vita di ogni giorno, negative o positive. Parlo di anima, sono molto introspettivo. L’ispirazione è data dal mood che ho in un dato momento.
D. Il terzo album Flexability del 2017 rivela un intento più sociale e politico. Pensiamo a brani come “La mia generazione” e “Hard time crisis”. Ci sono brani anche come “Cogli il tempo” in collaborazione con Nando Popu dei Sud Sound System dove sei fautore del modus vivendi del carpe diem. Com’è nata questa collaborazione e come ti sei trovato?
R. Ho proposto il brano “Cogli il tempo” a Nando. Gli è piaciuto e così sono sceso da lui, abbiamo registrato il brano e fatto anche un video. Nella mia musica mi piace inserire elementi mediterranei, quindi del Sud non inteso come Puglia, ma proprio come mediterraneo. Nando è un grande professionista e una persona di cuore.
D. Ci puoi dare alcune anticipazioni sul tuo nuovo album in uscita a luglio 2024? Ci sono dei cambiamenti che hai apportato al tuo modo di fare musica? Chi hai coinvolto in questo nuovo progetto? Puoi farci alcuni nomi?
R. Il nuovo disco non ha sonorità nuove, nè alcun intento di tipo commerciale e non nasce per cercare consensi. È un disco che suono divertendomi. Ho dedicato molto più tempo a cercare il suono giusto attraverso l’uso di batteria, basso, percussioni, chitarre, tastiere, voce e mix. L’album racchiude generi degli anni Settanta e Ottanta che spaziano dal rub-a-dub al roots reggae, alla dancehall più esplicita, con featuring che preferisco non svelarvi adesso. Mi circondo di artisti che possano darmi qualcosa in più rispetto a quello che so già fare. Per l’uscita di questo album ho pensato alla reunion di un gruppo storico e a un singolo che uscirà a breve, “My game”.
D. Cosa rappresenta per te la musica nella vita di ogni giorno?
R. In merito a questa domanda è come se mi chiedessero “hai mai provato l’amore?”. La musica per me rappresenta una salvezza e la voglia di riscatto. É diventata la mia migliore amica, io dormo con la musica, faccio tutto con lei. É un rapporto personale. Quando ero piccolo ascoltavo musica e la rielaboravo, per così dire “rubavo” e la rendevo mia. Ho sempre studiato da autodidatta. Da qui infatti prende il titolo un brano del nuovo album “Thief”, appunto.
D. I nomi di tre album che consiglieresti?
R. É una domanda difficile, perchè è difficile fare una selezione..
Legend raccolta postuma della discografia di Bob Marley, Jerusalem di Alpha Blondy e Zungguzungguguzungguzeng! di Yellowman.
D. In una recente dichiarazione su Instagram il musicista inglese James Blake ha detto: “L’industria della musica non è fottuta, di più. Volete buona musica o volete quello per cui pagate? Se vogliamo musica di qualità qualcuno deve pagarla.” E tu cosa vorresti dire all’industria discografica?
R. Vorrei dire all’industria discografica che la musica la puoi trovare in serie, come i prodotti di serie che vedi al supermercato. Per avere la musica buona, devi rivolgerti al negozietto, che ha roba più ricercata. Oggi la musica buona non si vende più.
Lavinia Laura Morisco